Tutte le città, i borghi più o meno grandi, possiedono tesori nascosti ai più, perché privati, fuori dai percorsi soliti o poco fruibili. Cortili, giardini, vicoli, luoghi di culto ormai sconsacrati, piccole emergenze storiche, angoli di cui i cittadini si prendono cura per restituirli ad un’idea di “bellezza vissuta”. L’idea è quella di chiedere ai privati di aprire, per un giorno, qualche portone e ad altri soggetti, più o meno istituzionali, di fare la stessa cosa con alcuni dei luoghi di loro competenza. Per i “vecchi” orvietani, che alcuni di quei posti li hanno nei loro ricordi per frequentazioni di gioventù, potrebbe essere cosa gradita ritrovarli, anche solo per un attimo; per i giovani, un corso accelerato di storia e cultura locale; per tutti i visitatori, un momento ludico in un territorio che si racconta, quasi da solo, attraverso percorsi costruiti a questo scopo. Nello specifico si tratta di una passeggiata seguendo un itinerario che porta ad una serie di punti indicati su una carta topografica (specifica da orienteering). Ogni punto è posto in un luogo da vedere (non una visita ma semplicemente di un colpo d’occhio su una “perla” nascosta e, poi, di nuovo via, lungo il nostro itinerario).