Il Canyon dello Scoppaturo o della Valianera è uno dei luoghi più belli e suggestivi in Abruzzo. Siamo nell’altopiano di Campo Imperatore in Abruzzo, nel cuore dell’appennino italiano, a quota 1500 metri sul livello del mare.


Siamo in uno dei posti naturali più selvaggi e scenografici ed infatti è qui che sono stati girati molti dei film spaghetti western diventati cult del cinema italiano. E la mente vola subito verso l’immortale “…Continuavano a chiamarlo Trinità” con Bud Spencer e Terence Hill del 1971
Il sentiero che attraversa il Canyon dello Scoppaturo è ben segnalato da simboli bianco-rossi e non presenta particolari difficoltà tecniche. Circa un centinaio di metri dopo l’inizio del canyon si incontra una cavità rocciosa. Si narra che, in un tempo lontano, in questo antro vivesse la strega Valianera, la più potente e ambiziosa delle streghe aquilane. Ed infatti, alla Grotta della Valianera (1530 m.), si percepisce ancora la magia che a lungo ha caratterizzato questo luogo. Siamo nel territorio comunale di Castel del Monte (provincia dell’Aquila) e qui le streghe sono di casa. Ma Valianera era sicuramente la più conosciuta e la più temuta nel paese. Tanto che ancora oggi non tutti hanno il coraggio di entrare e sostare nella sua grotta.

La sua potenza si incontra anche più avanti, dopo aver attraversato la Valle Servella (1503 m.). Qui si trova un grosso monolite dedicato sempre alla strega. Si racconta che la malefica megera lei fu l’unica in grado ad attraversare l’enorme roccia grazie ai suoi poteri. I paesaggi all’interno del Canyon sono unici, quasi lunari. La pietra domina il paesaggio: enormi massi rocciosi si avvicinano e allontano tra di loro creando un percorso che si allarga e restringe. È stata l’acqua che nel corso dei secoli ha trasformato questi luoghi: un tempo i ghiacciai ricoprivano l’altopiano e mutavano il paesaggio a loro piacimento. Mentre nel punto iniziale del canyon le rocce arrivano quasi a sfiorarsi, man mano che ci si avvicina ai ristori Mucciante e Giuliani le gole si aprono lasciando il posto a valloni rocciosi come la Valle Servella. E qui i ghiaioni, residui dell’era glaciale, lasciano il posto a pratoni ricchi di piante ed erbe spontanee come la genziana, simbolo di Campo Imperatore. Sul punto di arrivo di metà percorso dell’escursione incontriamo il monumento dedicato al pastore Pupo Nunzio di Roio e alla moglie. La loro è una triste storia del delicato rapporto tra uomo e montagna.

Nell’ottobre del 1919 il pastore aveva deciso di restare ancora qualche giorno nell’altopiano con il suo gregge, per rimanere vicino alla famiglia. Anche se il clima era ancora insolitamente tiepido, gli altri pastori avevano già lasciato l’altopiano di Campo Imperatore per dirigersi verso le più calde praterie della Puglia. Un giorno di metà mese, mentre con i due figli adolescenti ed il loro cane, stava pascolando le pecore godendo degli ultimi giorni insieme a loro, il tempo cambiò in modo così repentino da non lasciare scampo a nessuno di loro. Dal tiepido sole della mattinata arrivarono infatti in modo improvviso delle raffiche gelide che si trasformarono presto in una vera e propria bufera di neve. Il pastore, i suoi figli, il loro cane e l’intero gregge perirono nel gelo. La moglie, non vedendoli tornare, uscì nella bufera per andare alla loro ricerca, ma morì anche lei dal dolore e dal freddo. I resti della famiglia e degli animali fu ritrovato nella primavera successiva, allo sciogliersi delle nevi.

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